Canada.
Al suono di questa terra lontana lo sguardo si perde nel vuoto e la testa inizia a sognare: lunghi viaggi attraverso spazi enormi, occhi e animo inondati da cieli e montagne infinite, boschi fitti e impenetrabili; il sogno è divenuto realtà questa estate, dove ho avuto la possibilità di visitare Alberta e British Columbia, e in particolare gli stupendi parchi di Banff, Jasper e Yoho.
E le aspettative sono state ampiamente ripagate!
I parchi nazionali sono il tesoro di questa parte del Canada, e la popolazione locale accoglie ogni anno un gran numero di turisti in maniera impeccabile, mettendo a disposizione servizi di alto livello, passione e rispetto per la propria terra e una cura quasi maniacale di sentieri e infrastrutture.
Le foto qui raccolte riusciranno solo in minima parte a trasmettere la bellezza di questa natura, a tratti quasi soffocante, e a comunicare l’aspetto che più mi ha colpito durante questo viaggio: i colori.
Il cielo blu profondo, le montagne ricoperte da un verde impenetrabile e avvolte da un bianco accecante e azzurro ghiaccio, che si trasformano in una varietà di tonalità tra il verde e il turchese di fiumi e laghi; e tutte le sfumature più belle che solo l’animo a contatto con la natura può cogliere!
Follow the White Dog… anche in Canada!
Oggi tocca alla Val Codera! Senza traffico, da Milano, raggiungiamo Novate Mezzola in circa 1h e 30 min. Miracolosamente riusciamo a stare nei tempi previsti ed alle 9.30, scendiamo dalle auto salutati da un tiepido sole.
Giornata ideale per camminare, temperatura di circa 13 gradi e totale assenza di vento. Al termine dei 300 metri che separano il parcheggio dall’imbocco del sentiero, ci rendiamo conto che i primi 600 mt di dislivello sono lì davanti a noi.
Ebbene sì! Spinti dal ruvido cuore del Maestro Banana, abbiamo deciso di intraprendere, per la seconda volta, la camminata alla volta del rifugio Azzoni. A differenza della volta precedente, siamo partiti da Brumano (BG), optando quindi per il versante Bergamasco.
Partendo da Milano, dopo la nostra canonica oretta e mezza di auto, giungiamo a destinazione. Il paese si presenta ancora imbiancato dalla neve, d’altro canto è pur sempre in Febbraio, motivo per cui non abbiamo difficoltà a trovare in fretta un parcheggio. Piccola raccomandazione: quando arrivate alla salita del parcheggio, andate con calma e non sgasate come ha fatto Banana… pena il rischio di fare la fine di K.I.T. e volare dall’altra parte del paese! Quindi salite la rampa con molto garbo.
Primo weekend di Marzo: meteo che annuncia temperature primaverili e ti invita in maniera subdola ad uscire dal tuo torpore invernale! Il Maestro, dopo averci dato conferma di avere il weekend libero, inizia a scalpitare per decidere la meta per sfruttare al meglio la giornata.
Avete presente quando arrivate al venerdì con le spalle cariche da una settimana stressante, e vi ritrovate a combattere tra la voglia di riposarvi e il desiderio di sbattervi davanti agli occhi un panorama che vi faccia dimenticare che durante la settimana lavorate? Ecco io ero lì che guardavo la mia panza e calcolavo la fatica di farmi trascinare in Svizzera in qualche innevata avventura, quando dallo storico della chat trovo una vecchia proposta del Sommo, per un escursione sul Monte Cornizzolo.
Una domenica di sole che più luminosa non si può. Temperature miti che annunciano una brevissima tregua dai venti siberiani che attraversano la pianura padana…..che fai? Non ne approfitti? Il Bollettone era diventato un po’ la mia spina nel fianco, perchè sapevo che, con la giusta giornata, regala dei panorami bellissimi sul lago di Como e dintorni. Il problema è che l’ultima volta che ci avevamo provato, oltre ad essermi fatto mezz’ora sui tornanti di Brunate che sono larghi poco più delle mie chiappe, ci eravamo trovati davanti un muro di nebbia, e addio alle mie foto!
Per la nostra prima gita scegliamo una meta fuori regione e ci dirigiamo verso il Monte Spalavera (1534m) in Piemonte, che si affaccia sul lago Maggiore. Partendo da Giussano impieghiamo quasi due ore per arrivare a destinazione, passando da Gallarate, poi Intra e infine imboccando una stradina che risale il lato delle montagna (seguendo le indicazioni per Bee) e raggiunge la frazione Piancavallo, dove lasciamo l’auto nel parcheggio dell’istituto auxologico (ampio e gratuito). Il gruppo è numeroso e conta 9 escursionisti; senza indugio indossiamo le scarpe da trekking, zaino in spalla, giacca a vento e ci dirigiamo… verso il bar! Toilette, caffè, primo selfie di gruppo e finalmente partiamo!
È domenica mattina e, quale esempio di organizzazione e pianificazione efficiente, non abbiamo ancora ben deciso che escursione fare per il pomeriggio. Il plot twist ce lo regala il maestro Banana, sommo conoscitore della montagna, con una proposta molto allettante: giro sul monte Legnoncino, con contemplazione del tramonto inclusa.
È mattino, ti svegli e vedi un po’ di luce filtrare dalla finestra. Ripensi alla sera prima, a te che guardi il telefono e ricordi delle pessime previsioni meteo; tiri su la tapparella e ti ritrovi travolto da un fascio di luce che pure Dracula, nascosto nel libro di Bram Stoker sulla mensola, si lancia sotto al letto per ripararsi.
In barba al colonnello Giuliacci, ti arriva la telefonata del Maestro che, caricato a molla, inizia con quesiti del calibro del:
Dove andiamo? Cosa facciamo? Perchè esistiamo? Fett’interi o sensa piccanto? Queste le domande del Giovane asceta.
Alla fine decidiamo di andare a fare un giro panoramico al Pian dei Resinelli, con destinazione Parco del Valentino.
Avete una vaga idea di quante volte vi sia capitato, parlando con le vostre amiche (nel mio caso Sara e Rita, che chiamarle amiche pare non abbastanza), di dire “si dai, organizziamoci e facciamoci un weekend via, tra di noi” e poi passano anni e no, non ce l’avete fatta? Io si, tante, però quest’anno mi sono impuntata e abbiamo regalato, a una delle due, un soggiorno nel B&B Ca nel Bosco.
Si parte così, in un tranquillo Sabato di Agosto, per quella che doveva essere una camminata tranquilla alla scalata del monte San Primo. Dico tranquilla perché il livello di difficoltà indicato è “elementare“. Il sarcasmo che passa tra le righe invece è perché chi sta scrivendo è il panzone del gruppo e, il giorno dopo, grazie al dolore, sta scoprendo l’esistenza di muscoli di cui ignorava l’esistenza.
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